-8 al crowdcrafting a New York: il design di #sofa4manhattan

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Manca poco all’evento di crowdcrafting che vedrà nascere finalmente sofa4manhattan, il progetto Berto/Design-Apart nato con l’obiettivo di pensare e realizzare un divano per la città più sofisticata al mondo. Ma non vi ho ancora detto come sarà e quale design ho scelto.

Faccio un passo indietro.

A gennaio, durante il workshop di co-progettazione di sofa4manhattan, ho avuto l’occasione di passare un intero weekend nel loft di Design-Apart. Diego Paccagnella ha radunato nel living showroom un gruppo di creativi internazionali del calibro di Luca Nichetto, Dario Buzzini, Joe Graceffa, Jerome Goh, Lera Moiseeva, Top Tulyathorn, Letizia Spigarelli, Marcel Marquez, Peter Antonelli, e Gianni Zanin.

Intorno al mio tavolo c’erano le idee del mondo.

Benché i tre progetti finali, nati dai tre gruppi di lavoro formati all’interno del loft di Design-Apart, fossero tutti maturi per il lancio sul mercato, ho pensato che il progetto di Valeria e Joe, coordinati da Luca, fosse il più interessante.

Sofa4manhattan, proprio come l’ha descritto Joe, ha un’impronta forte dal punto di vista estetico pur racchiudendo un mix di personalità, architettura, atteggiamenti e voci. Ha dei forti connotati iconografici e istintivi, che rendono i dettagli – come la varietà delle cuciture, la modularità degli elementi, piedini e  “vassoio scolpito” – assolutamente fondamentali.

Quando ho visto queste vele mi sono innamorato e ho deciso che quello dovesse essere il il divano per gli abitanti di Manhattan.

Da un lato abbiamo voluto che raccontasse un design fatto di dettagli, che potesse parlare della sartorialità che il laboratorio Berto sa esprimere. Dall’altro lato però sapevamo che sofa4manhattan era destinato soprattutto a una città che non dorme mai e che ha bisogno di riposare su un divano confortevole.

Dalla gioia iniziale sono iniziate le preoccupazioni. Sono corso a casa per riunire i miei tappezzieri e iniziare con loro la prototipazione tutt’altro che semplice.

Ma questa è un’altra storia e ve la racconto la prossima volta.

 

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