Ieri, la testata online @Linkiesta ha pubblicato un articolo di Dario Ronzoni dal titolo:
Tra Armani e Ikea, in Brianza si salva soltanto chi apre all’estero.
Il reportage è ben scritto e – oltre ad offrire una panoramica storica dell’attività economica del territorio – lancia alcune pietre nello stagno. A supporto anche un intervento puntualissimo di Mario Marelli.
Questi gli spunti di riflessione che ci sentiamo di cogliere dall’articolo, più sotto alcune domande che poniamo a nostra volta sul tavolo:
1 – Capi e staff delle piccole aziende resistono all’idea di fare rete
2 – La tenacia, quella tigna che ha portato il territorio fuori dalla povertà, da sola non basta
3 – La Brianza è dominata da “egoismo produttivo”: ognuno pensa solo a sé
4 – Il “distretto” non esiste a molti livelli (amministrativo, infrastrutturale), è solo una somma di competenze
5 – Le fasce di mercato perdute in questi anni non torneranno più indietro
Le nostre domande:
1 – La dimensione di rete offerta dal web e percorsa da alcuni di noi non è nemmeno considerata come ipotesi possibile?
2 – L’affacciarsi del fenomeno dei makers, che ha visto nascere in Brianza alcune esperienza pioneristiche con ottima visibilità in vetrine quali il FuoriSalone non merita attenzione e un briciolo di ottimismo?
3 – Gli sforzi della amministrazioni locali e delle associazioni, (Confartigianato, Camera di Commercio, Comuni e Provincia), siamo freschi di #Brianza2030 e It’s a start, di interpretare i nuovi scenari non vanno segnalati come barlumi di speranza?
Stanchezza, sfiducia nel sistema paese, condizioni di mercato alle quali le vecchie generazioni non sono mai state abituate e una capacità unica di crogiolarsi sui fasti del passato ( CIT @commercialista) , segnano il nostro territorio in modo indelebile.
Noi diciamo che da soli gli imprenditori stanno facendo già moltissimo, resistendo e innovando, e proponendosi con forza sui mercati internazionali. Non è possibile però pensare di farcela nel medio periodo da soli e senza supporto di infrastrutture e di luoghi comuni dove costruire competitività, come ad esempio promozione, acquisti, risorse umane, formazione, e supporto all’innovazione.
Ringraziamo Linkiesta per l’ottimo servizio che ci aiuta – una volta di più – a rilanciare la discussione sulla nostra terra e il suo futuro e… invitiamo tutti a partecipare alla discussione, sia qui sia naturalmente nei commenti all’articolo originale.
Mi sono permesso di riprendere questo vostro commento e l’articolo di LINKIESTA aggiungendo pochi commenti per il mio blog
http://www.linkerblog.biz/2012/07/13/troppe-zeta-per-i-piccoli-imprenditori/
Grazie, è un tema che va discusso, e non solo dentro le nostre imprese. Grazie per considerarlo!
Filippo
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Caro filippo, due osservazioni:
la prima: doverosa precisazione che il Marelli citato è Mario, prof Bocconi che ha supportato i figli nel continuare l’attività di mobilieri iniziata dal nonno a Cantù e che quindi di mobili e distretti ne sa per vita vissuta.
la seconda: state facendo molto, tu in particolare ma ribadisco in troppi si crogiolano nel distretto, a volte si ha l’impressione che facciate fatica anche come associazione a confrontarvi anche solo con Milano.
Detto questo il periodo non è facile per nessuno quindi massima stima come sempre all’imprenditore che si mette in gioco e che purtroppo ormai deve essere anche un pò eroe perchè questo paese davvero non aiuta.
corretto il refuso, grazie
il futuro passerà probabilmente con più facilità da chi si mette in discussione, sono d’accordo. E speriamo che questi eroi non muoiano in guerra 😉
Filippo Berto