Instaura un rapporto di esclusività con ogni pezzo che realizza. Li ascolta, li scruta, li immagina. Li crea. E’ Pier Luigi Pauletto, il tappezziere BertO40 nato, cresciuto e vissuto pensando al divano.
Nome: Pier Luigi Pauletto
Professione: Tappezziere
Segni particolari: una cinghia e una risata
Anni di attività alla BertO: 4
Qual è il tuo ruolo nella Tappezzeria sartoriale BertO?
Sono un tappezziere. Lavoro al fianco di professionisti che hanno costruito la propria maestria in questo laboratorio. Anche se non sono proprio un tappezziere di primo pelo, continuo a crescere con loro. Tappezzieri si nasce e si diventa.
Hai una specializzazione?
Io realizzo principalmente divani. Flavio (Cairoli ndr) fa tutto: letti, divani, poltrone. I moderni sono sempre i più richiesti. Il Time Break per esempio. Potrei definirlo il modello più realizzato della stagione.
C’è un divano più facile da realizzare rispetto agli altri?
Facile e difficile: è solo una questione di approccio. E di passione. Ogni tecnica va allenata, maneggiata e superata per raggiungere certi livelli. Dopo anni di esperienza ho capito che anche le cose più semplici possono essere ostacoli insormontabili senza un giusto equilibrio di tecnica, passione e impegno. Ed entusiasmo. Posso dire di essere cresciuto con passione e per i divani: li ho amati, a volte non sono stati leali, a volte mi hanno assecondato nelle scelte, altre mi hanno deluso e ancora premiato.
Ricordi questa foto?
Potrebbe essere stata scattata ieri come un anno fa. Rispecchia la mia quotidianità. Riconosco un fusto tra mille, anche se su misura. E questo è un divano componibile Morris. E’ come vedere una sagoma e sapere già cosa ci sarà sopra. Un divano è come un mosaico: riconosci le forme dei pezzi, sai dove vanno esattamente, conosci i movimenti da fare per ottenere un risultato che già vedi nella tua testa. Divano come mosaico: il mio metodo.
Il più bel divano che tu abbia mai fatto?
Il divano Christian. Non uno qualsiasi, ma il numero zero. Il prototipo. Il primo modello è nato dalle mie mani. Con me c’era tutta la Tappezzeria Sartoriale, Flavio e Carlo naturalmente. Ecco, in quel caso non puoi rivedere nella tua testa volumi e forme già sperimentate oppure eseguire quello che dopo decine di realizzazioni diventa un rituale. Andavamo avanti passo per passo. La rotondità del bracciolo è stata la sfida più grande: perfetta e complessa, un dettaglio sottile, capace di esaltare il divano o di renderlo uno tra tanti.
Noti differenze tra il 2011 e il 2015?
Oggi è tutto su misura. Lo standard non esiste. Tutto modificato, tutto personalizzato. Tutto è unico.
BertO40. Cosa vuol dire?
Far parte di un gruppo consolidato, all’interno del quale ogni singola persona mette a disposizione la propria esperienza per il raggiungimento di qualcosa di grande.
La più grande sfida di un tappezziere del 2015?
Sapere che esisterà un’arte tappezziera anche nel 2170. Sperare che il mestiere del tappezziere non sia in via di estinzione. Trovare il ricambio generazionale che permetta ai giovani di superare i maestri e continuare un mestiere tradizionale e sempre più innovativo.
Come ti immagini BertO50?
Meglio di BertO40: che è stato davvero emozionante. Ancora più digitale se fosse possibile, anche solo per il fatto che cadrà l’ultimo baluardo analogico: mi deciderò a fare il grande passo comprando il mio primo computer della vita.