E’ mancato da poco il fondatore di Ikea, imprenditore visionario e unico, che ha rivoluzionato il concetto di arredamento con un’idea imprenditoriale semplice e intelligente, portata avanti con una coerenza che non smetteremo mai di ammirare.
Quanto cose ci ha insegnato Mr. Ikea? Tantissime.
Ha insegnato, a noi brianzoli e a tutta l’Italia del mobile, che non siamo poi quei gran campioni che pensiamo di essere.
Nessuno avrebbe scommesso sui “mobili svedesi” (fateci caso, non fa quasi ridere l’idea, astraendosi per un momento?), nessuno si aspettava che un nordico che ti lascia solo a montarti la libreria avrebbe sfondato, nessuno credeva che andare in un negozio con i prezzi più bassi di tutti sarebbe diventata un’abitudine di tutta la società, benestanti compresi. E invece.
Ha insegnato – a noi imprenditori e all’intera business community – la coerenza perfino ossessiva, senza distinzioni fra visione della vita e la visione del lavoro.
“Non posso predicare il risparmio e praticare il lusso” amava rispondere a chi gli chiedeva conto del suo stile di vita sobrio.
Ha insegnato l’umiltà di ammettere i propri errori in modo diretto e senza tanti giri di parole, con le sue famose lettere di scuse ai dipendenti, quando faceva una stupidata (e ne ha fatte).
Ha insegnato che puoi diventare il più ricco del mondo, fatturare 38 miliardi di euro e dar lavoro a 190.000 persone senza perdere il contatto con la realtà.
Ha insegnato che un catalogo può essere il libro più letto dopo la Bibbia, se mentre vendi dimostri di saper capire la gente.
Ha insegnato a tutti a comprendere le esigenze dei clienti, che – guarda guarda – sono famiglie con figli che vogliono mangiare quand’è ora, giocare e non fare shopping, e quindi ha dotato i suoi negozi di servizi che – guarda guarda – rispondono a queste esigenze.
A questo punto, a noi che operiamo sullo stesso mercato, viene da chiederci cos’abbiamo imparato, di tutto questo.
Dopo Ikea, Il nostro approccio al lavoro è cambiato?
La nostra mentalità è cambiata?
La nostra autoreferenzialità è cambiata?
L’approccio al lavoro è molto cambiato, ma forse non per merito dell’esempio del grande imprenditore svedese, piuttosto – ci viene da dire – perché il mercato ha forzato tutti a cambiare, per non morire.
Quanto alla nostra mentalità… sappiamo tutti come sia una delle cose più difficili da cambiare. Di certo ha cambiato mentalità il consumatore, da sempre più pronto di noi imprenditori e cogliere e apprezzare le novità migliori.
E la nostra autoreferenzialità?
Beh, di certo dire “mobile svedese” non fa più ridere nessuno, qui in Brianza, anzi: noi personalmente ci togliamo il cappello davanti a questa espressione, diventata concetto portante e riferimento assoluto.
E diciamo grazie, mitico Ingvar, perché una cosa forse siamo riusciti a impararla, di tutte quelle che ci hai insegnato.
Abbiamo imparato chi siamo.
Il successo di Ikea ha ridefinito il nostro vero territorio, ci ha fatto capire dove possiamo fare la differenza, ha evidenziato dove possiamo e dobbiamo andare noi, con la nostra identità e il nostro modo di lavorare.
Ci mancherai, Mr. Ikea
Filippo Berto