Abbiamo conosciuto un imprenditore speciale e abbiamo scoperto, grazie alla bellissima collaborazione con lui, che turismo e design hanno in comune tanto. Tantissimo.
Grazie al buon gusto e attenzione per la qualità che contraddistinguono Matteo Ferrari – aspetti salienti sia della sua personalità, sia dell’attività professionale che porta avanti con passione – siamo stati scelti per alcuni arredi del suo resort Ad Maiora in Puglia.
Si tratta di un luogo assolutamente unico, per molte e varie ragioni che… non sappiamo come descrivere, da tanto è particolare!
Per questo abbiamo pensato di chiedere a lui se ci guidava, attraverso le sue scelte – imprenditoriali e di visione – nella conoscenza di ciò che fa e di imparare qualcosa in più sul rapporto tra turismo e design.
Lo sentiamo vicino, Matteo Ferrari, perché è uno di quegli imprenditori che mette la passione al centro, e si vede in tutto ciò che realizza, che dice, che inventa.
Siamo felicissimi di inaugurare proprio con Matteo un ciclo di interviste a persone straordinarie e con le quali siamo felicissimi di aver iniziato delle Collaborazioni Eccellenti.
Ecco il ritratto di un uomo e di un’azienda, con cui siamo onorati di essere in contatto.
Grazie Matteo!
Matteo, raccontaci un po’ di te.
Come mi ha definito un caro amico sono un “imprenditore sognatore con i piedi ben piantati a terra”.
Dopo aver trascorso 15 anni nel settore Automotive, prima nell’ azienda di famiglia e poi fondando (e successivamente cedendo) una start up con 7 filiali nel mondo, ora mi sto iniziando a dedicare con grande passione al settore Real Estate.
L’ho studiato, analizzato e ho deciso di concentrarmi prettamente al recupero conservativo emozionale di immobili storici, ridandogli vita per diversi utilizzi futuri; dal residenziale al commerciale, sino al turistico ricettivo.
Sono fortemente convinto che nel meraviglioso Paese in cui viviamo dovremmo concentrarci di più nel Ricostruire che nel costruire.
Abbiamo un patrimonio immobiliare obsoleto di rara bellezza, di un fascino e di una storia centenaria che pochi paesi al mondo detengono.
Dire “turismo” può voler dire mille cose. Qual è l’accezione che meglio si accorda con la vita delle persone che sono nate e vivono 365 giorni l’anno in un territorio come la Puglia ma anche Novara?
Il turismo lo associo alla parola “ricordo”. Molti parlano di esperienza, ed è giusto ed attuale che sia così. Il turista deve vivere un’esperienza positiva, ma credo che ci sia poi quella componente emozionale dove, se ci metti il cuore, riesci davvero a lasciare un ricordo.
Ecco, credo che il vero nostro obiettivo sia quello di lasciare un bel ricordo nella mente e nel cuore delle persone. Vorrei tanto che la nostra miglior pubblicità futura sia proprio il ricordo di chi è stato nostro ospite, raccontato con entusiasmo e con il sorriso ad altre persone.
Turismo e design: la prima parola che li collega forse è territorio. Cosa è cambiato nel rapporto tra questi due aspetti, nella tua esperienza?
Mai come in questi ultimi anni, turismo design e territorio sono sempre più legati, quasi sinonimi. Vivono in simbiosi. Noto con piacere un forte orgoglio e senso di appartenenza da parte di chi fa ospitalità. Quella voglia di aprirsi, di raccontare le proprie origini, il proprio passato e di far diventare il turista parte integrante del territorio.
Questo calarsi totalmente, anche solo per pochi giorni, nella realtà locale lo trovo uno straordinario bagaglio di conoscenza che arricchisce il turista.
Territorio vuol dire storia e tradizioni……e in Italia non abbiamo nulla da invidiare a nessuno.
Cos’è un trullo per la cultura locale? Che cos’è un trullo presso Ad Maiora?
I trulli anticamente erano delle piccole abitazione ove i contadini vivevano insieme agli animali e alle attrezzature agricole. La maggior parte erano posizionati in campagna, a ridosso del proprio terreno da lavorare. I trulli sono sinonimo di quello che ora chiamiamo condivisione o “fare rete”.
Vivevano in spazi angusti, gli animali d’inverno erano l’unica fonte di calore per scaldare l’ambiente dove la famiglia viveva. Muri spessi per isolare il freddo d’inverno e il caldo d’estate.
Erano piccoli ma accoglienti, chi li abitava viveva in simbiosi con i propri famigliari con un grande spirito di condivisione e supporto reciproco. I coni erano facilmente smontabili in poco tempo per evitare di pagare la tassa sulla casa, richiesta dagli esattori del Regno di Napoli durante il loro passaggio per la riscossione.
Un Trullo presso Ad Maiora è tornare indietro nel tempo, è vivere nel comfort attuale ma toccando con mano ciò che utilizzavano gli abitanti del luogo per vivere. Sedie e tavoli in legno, pietra a terra, le verdure nell’orto, il carretto dalle grandi ruote, le camminate tra gli ulivi, il silenzio assordante della natura. Uno scenario meraviglioso impossibile da trovare nella quotidianità cittadina.
Ricordo con piacere le parole di un famoso cantante Italiano, che dopo una settimana di relax in Ad Maiora mi disse: “ Matteo, questo è il vero concetto di lusso, qui ti senti a casa e ti sembra di fare un salto nel passato, è davvero emozionante”.
Essere in vacanza, può andare d’accordo con il “sentirsi” a casa? E in questo, che importanza ha il comfort, in una situazione di vacanza?
Questa è stata la mia vera missione. Volevo creare un concept di lusso sobrio mixando proprio l’aspetto tradizionale del sentirsi a casa con i confort che si richiedono ai nostri tempi.
Portare l’ospite nel nel passato ma in totale comodità, una missione non semplice.
Abbiamo scritto un libro dal titolo Lo Spirito del 74. Il turismo, come il design, può essere un lavoro che appassiona e scalda il cuore?
Assolutamente si. Quando ho modo di parlare e di confrontarmi con i nostri ospiti, provenienti da ogni parte del mondo, è davvero emozionante. Vedo nei loro occhi l’entusiasmo di quando vedono il giardino segreto, quando ammirano i coni dei trulli, quando capiscono che possono pranzare sulla pietra dell’ antica Aia o dormire in una “casa” in pietra del 700.
Si, scalda il cuore, il loro ed il mio.
Ha voglia di dirci se qualche parola presentata nel libro è riconducibile anche alla tua esperienza di lavoro?
Sicuramente l’Umiltà.
Perché me l’hanno sempre insegnata, perché ho sempre avuto paura di perderla, perché ritengo sia sempre fondamentale e rispettoso usarla. Ovunque e con chiunque.
Ti viene in mente una parola che invece nel libro non c’è ma che rappresenta bene il tuo lavoro e la tua esperienza di imprenditore?
Resilienza. Perché bisogna avere un sottile equilibrio che ti porta a gestire in modo equilibrato e resiliente i momenti bui, difficili, ansiosi che, prima o poi capitano a tutti. Nel lavoro come nella vita quotidiana.
Grazie Matteo!
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