Ha cucito vent’anni di divani, letti e poltrone passando dallo stile più classico a quello più moderno, fino ad arrivare al custom più estremo. Esperta, veloce e riservata, ha una grande passione: il lavoro sartoriale. E’ Giovanna Pavan, sarta cucitrice #BertO40.
Nome: Giovanna Caterina Pavan
Professione: sarta cucitrice
Segni particolari: riservata realizzatrice di divani dal grande carattere.
Anni di attività alla BertO: 20 e mezzo
Ti ricordi com’era vent’anni fa quando hai iniziato a lavorare qui? Chi c’era con te?
Come dimenticarlo! Avevo iniziato a lavorare come cucitrice pochi anni prima, ma quando sono arrivata alla BertO mi si è aperto un mondo. Ho imparato a conoscerlo e saperlo creare con l’aiuto di un grande maestro: Carlo (BertO n.d.r.). Cucire i profili è stata la prima cosa che ho imparato con lui. Fino allora mi ero sempre occupata di lavorazioni semplici e pulite. Senza particolari difficoltà, non so se mi spiego. Era chiaro che arrivando alla BertO la sofisticazione dei particolari, dei dettagli e delle lavorazioni era più alto. La cosa bella è che a distanza di vent’anni sono cambiate tante cose: è cambiato il gusto del cliente e di conseguenza anche i divani che realizziamo e il livello di decorazione, ma la cura per il dettaglio è sempre altissima e mai data per scontata.
Cosa si realizzava vent’anni fa?
Sicuramente modelli meno lineari e squadrati, come il divano Condor che produciamo ancora a distanza di tanti anni con grande soddisfazione. Oppure classici come il divano College, anch’esso prodotto ancora ma con numeri diversi. La bellezza di realizzare i classici era legata molto ai dettagli: cucivo tessuti damascati e cucivo bordini, cordoni o frange al posto del profilo. Era un tradizionale lavoro di tappezzeria dove la passamaneria aveva un ruolo importante. Negli anni la passamaneria si è un po’ persa, ma sta tornando. In chiave contemporanea, il divano Danton è l’esempio: balza e profilo in gros grain. Realizzavamo anche composizioni, ma erano più modelli angolari che con chaise longue.
Erano più divani in pelle o tessuto?
Producevamo tanti divani classici, ma il modello di punta di quegli anni – il Condor – era in pelle. Ne realizzavamo talmente tanti che alla fine vinceva la pelle. Per tanti intendo un numero ben diverso rispetto a quello di oggi e noi eravamo in meno: alcuni modelli arrivavano anche a 70 tagli di stoffa. Incredibile il lavoro che c’è dietro.
La BertO vent’anni fa era una Tappezzeria Sartoriale mediaticamente molto diversa rispetto agli ultimi anni. Oggi ogni tanto capita che troupe televisive o macchine fotografiche spiino il vostro lavoro. Cos’è cambiato da allora?
E’ cambiato il lavoro dell’azienda con l’arrivo di internet e di Filippo (Berto n.d.r.). Dal punto di vista del lavoro di taglio e cucito però non è cambiato proprio niente. Cambiano i modelli, gli stili, ma la cura per i dettagli e le lavorazioni sartoriali sono le stesse di allora. Vent’anni fa ero da sola al cucito – c’era sempre Carlo Berto che mi seguiva. Modelli più elaborati sono stati sostituiti da modelli lineari, realizzati con pellami e tessuti di incredibile bellezza. Farli scivolare tra le mani mentre li si cuce è una gioia.
Il più bel divano che tu abbia mai cucito?
Il College era molto complesso da realizzare e richiedeva tanto tempo, soprattutto se decorati con dettagli di passamaneria. Erano lavorazioni toste. Tutti i divani classici erano complessi, ci mettevo un’eternità. Ma quando finalmente li vedevo finiti era una grande gioia.
Cosa ti da maggiori soddisfazioni in quello che fai?
Il lavoro nobilita l’uomo diceva qualcuno. Lavorare e farlo come sarta cucitrice alla BertO mi da molte soddisfazioni. In più ho la fortuna di vedere dall’inizio alla fine realizzarsi un divano o una poltrona. E’ una bella soddisfazione.
Come riconosci un divano ben cucito e ben realizzato?
Mi capita, nelle sale d’attesa, di vedere costine storte e per forza mi saltano all’occhio. E’ il mio lavoro! Ogni tanto qualche amico o qualche parente mi chiede consiglio sulla qualità di divani, poltrone o letti. Mi chiedono se siano stati realizzati bene e fa piacere essere un punto di riferimento per definire il valore di un oggetto.
Ti è stata consegnata la targa dei vent’anni. Cosa significa per te #BertO40?
E’ stata una serata molto emozionante. Ero e sono grata a Filippo per la menzione e il riconoscimento ma, soprattutto, sono orgogliosa per tutti i miei colleghi. Ho iniziato con loro e ho visto aggiungersi tutti gli altri. So per certo che gli ultimi venti sono stati anni di sacrifici, trascorsi con serietà e ambizione. Nel discorso di Filippo c’era tutta la sua visione e il grande ricordo di Fioravante.
Come vedi l’azienda tra dieci anni?
Magari con un reparto cucito triplicato! Preferisco arrivare alla fine della giornata certa di aver fatto il mio dovere e felice del mio lavoro. Non so prevedere cosa succederà domani ma posso dirti che oggi è andata bene.
Grazie Giovanna!