Il termine inglese “designer” è di genere indistinto, può essere maschile come femminile.
Allo stesso modo, l’italiano “progettista“, che può definire qualsiasi professionista, indipendentemente dal suo genere.
Fin qui, il linguaggio rispetta l’uguaglianza di genere, com’è giusto che sia, ma può essere sorprendente per alcuni scoprire come la nascita di questa professione abbia radici soprattutto femminili.
Andando a curiosare nel libro di Filippo Berto “Made in Meda – Il Futuro del Design ha già mille anni”, infatti, si scopre già nelle prime pagine che l’origine del Design – e in particolare del Design più bello del mondo, quello che nasce nel nostro territorio – ha radici lontane nel tempo, ma vi sono evidenze che il nostro settore nasce sotto il segno di alcune figure femminili di enorme influenza in tempi medievali.
Ripercorriamo la storia così come ce la racconta – con l’ausilio di un autorevole storico di Meda quale Felice Asnaghi – l’autore del libro, Filippo Berto.
Andando a ritroso nei secoli, alla ricerca dell’origine di quel DNA speciale, di qual talento diffuso, di quella capacità manifatturiera che esiste solo a Meda, da sempre, ecco in fondo a questo studio approfondito si giunge all’epoca medievale, tempi in cui l’economia dei centro come Meda e molti altri, si basavano soprattutto su due ecosistemi: quello agricolo e quello religioso, laddove vi erano realtà di riferimento importanti.
A Meda, come molto sanno, circa 12 secoli fa è sorto il Monastero di San Vittore, il quale – rimasto attivo fino ai tempi di Napoleone – ha sempre costituito, per Meda, un faro nella nebbia, per così dire, un punto di riferimento sociale ed economico di importanza estremamente rilevante.
Va contestualizzata la situazione: durante il Medioevo chi viveva di agricoltura rischiava ad ogni stagione di finire letteralmente a far la fame, bastava infatti un raccolto perduto a lasciare in disgrazia una famiglia.
Ma a Meda c’era una situazione diversa, più evoluta, proprio grazie alla presenza di un ecosistema socio-economico legato alle attività del Monastero, che – al pari di un’azienda dei giorni nostri – si adoperava per gestire le risorse in modo strategico, si organizzava per migliorare le condizioni di lavoro, si industriava per procacciare affari che accrescessero le entrate del Monastero.
In altre parole, a Meda esisteva una economia in qualche modo più avanzata che non la mera agricoltura… ed è infatti in questo ambito – il Monastero – che si iniziano a sviluppare i primi segnali di una manifattura locale specializzata, in ambito legno-arredo.
Vuoi i banchi della chiesa, cuoi un altare da riparare, vuoi delle suppellettili necessarie alla vita quotidiana, chi comandava il Monastero era anche – spesso e volentieri – committente di lavori manifatturieri di vario tipo, che incaricavano i contadini delle zone limitrofe di questo o quel lavoretto.
Anche perché, lo ricordiamo, nei mesi invernali il lavoro dei campi rallentava moltissimo, e al Monastero questo lo sapevano molto bene, quindi facevano affidamento sui lavoratori dei campi momentaneamente fermi per far fare lavori di falegnameria, dapprima basici ed umili, e poi via via sempre più specializzati e complessi.
Gli sviluppi di tutto questo, mille anni dopo, sono sotto gli occhi di tutti noi, e in particolare sotto gli occhi di chi visita i vari Design Museum in tutto il mondo, dove si possono ammirare idee, progetti e realizzazioni Made in Meda, a testimonianza di un territorio – la città di Meda – che molti definiscono la vera Design Capital mondiale.
Ma…le donne?
Le donne, in questo racconto e nella storia del Design, sono quelle che hanno mosso quelle leve, sociali ed economiche, che hanno fatto nascere i primi artigiani sul territorio.
Non deve sfuggire, appunto, che a comandare il Monastero di San Vittore erano unicamente Badesse: donne dal carattere dalla personalità tale che farebbero impallidire qualunque manager dei nostri tempi.
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