Milano, capitale del design.
Salone del mobile, evento clou a livello mondiale.
Stand del superbrand XY.
Una di quelle situazioni in cui mesi e mesi di lavoro, migliaia di contatti internazionali, milioni di euro di pubblicità vengono al dunque con la fortissima violenza degli appuntamenti obbligati. I riflettori si accendono, pochi giorni, pochi posti.
Make or break, come dicono gli anglo-sassoni.
E proprio in quel momento, sotto gli occhi di tutti… il tavolo protagonista, la star della situazione… break.
Si rompe.
Le pr portano i clienti in altro punto dello stand, qualcuno strilla nei cellulari, i commerciali impallidiscono. I giovani PM tremano. E’ successa una cosa grave, gravissima.
Poi spuntano due signori, li noto perché sono gli unici che non perdono la calma.
Mi piacerebbe poter dire che sono brianzoli, ma non lo so. Secondo me lo sono.
Si chinano, guardano. Si allontanano e tornano con qualche attrezzo.
Sono in uno degli stand più importanti dell’evento più importante al mondo nel settore del mobile, ma i loro gesti ricordano la calma concentrata di un laboratorio.
Qualche colpetto sapiente con le mani, e appena un tocco con lo strumento giusto.
Il tavolo torna a posto.
Il mondo torna a girare.
Grazie a due artigiani.
Ogni anno dal 2004 scrivo un post sul salone, facendo luce sulla forza e sul’importanza che le imprese ogni anno mettono in campo per competere. Non volevo quindi mettere in opposizione i due mondi che esistono e coesistono insieme nel distretto, ma solo far notare l’importanza spesso nascosta di chi sta dietro le quinte. Noi con percheberto lo abbiamo voluto mettere in primo piano
E solo chi ce l’ha nell’animo, la passione e l’esperienza artigiana, poteva notare ed essere affascinato dalla semplicità di una azione del genere, che avrà salvato il culo a tanti signorotti in Bluetooth giacca e cravatta.