Dicono che quando si lavora non bisogna pensare alle ideologie, verità che non smentiremo certo noi, anzi.
Ma una ideologia – inutile nasconderlo perché trapela da mille particolari – nel lavoro della nostra Ditta è presente, eccome.
Nel caso non vi siate mai chiesti perché uno dei nostri divani si chiami Dee Dee, e un altro Joey, e una poltrona Patti, beh, ve lo diciamo ora.
Il divertimento, la forza di rottura, la convinzione che si può raggiungere il successo anche dal basso, anche partendo dal nulla, anche suonando in un garage è la stessa che ha animato fin dai primi momenti il lavoro di BertO.
Ed è per questo motivo che il libro che onora i nostri fondatori – Lo Spirito del 74 – 74 parole per vivere felicemente la passione per il proprio lavoro – parla anche di Punk.
Perché, facendo un parallelo, anche chi è partito per la sua avventura imprenditoriale da un laboratorio in casa, infischiandosene completamente delle difficoltà e dei problemi, ma applicando in pieno la forza del proprio enorme talento e riuscendo a farsi notare solo in virtù di quello – beh anche loro hanno fatto leva su alcuni aspetti tipici di quelle band indimenticabili.
Scrive, come meglio non si potrebbe, Stefano Micelli nella prefazione al libro:
Anche l’avanzamento tecnologico ha beneficiato dello Spirito del 74.
Lo racconta bene su un video facile da trovare su YouTube Chris Anderson, l’ex-direttore di Wired con un passato punk straight edge alle spalle.
Nel video Anderson spiega le analogie tra la musica di quegli anni e il futuro movimento maker: la passione per l’autonomia, la voglia di incontrare il mercato in modo diretto e senza mediazione, strumenti di comunicazione irriverenti ma allo stesso tempo geniali.
(…)
Mi sono interrogato spesso su come e quando questi due mondi paralleli, i divani e il punk, si sono effettivamente incontrati.
Quando ci penso, mi torna in mente una poltrona che Filippo Berto ha costruito nel grande spazio centrale della Fabbrica del Vapore, nel bel mezzo della mostra New Craft. Per la prima volta BertO produceva una poltrona in denim (rigorosamente artigianale), con un capitonné tenuto insieme da bottoni stampati in 3D.
Una seduta elegante e al tempo stesso “cattiva”.
(…)
Due storie apparentemente distanti si incrociavano in quel nuovo modello così nuovo e allo stesso tempo così BertO.
Era Filippo Berto che spiegava alla sua famiglia quanto era punk il loro progetto.
Siamo questo, siamo un’azienda che non crede alle situazioni preconfezionate, che non accetta lo status quo (sappiamo che cambierà), che ritiene il successo nulla più di un participio passato.
Siamo una Ditta che si butta dal palcoscenico perché ha fiducia nel suo pubblico, siamo una Ditta che suona forte perché vogliamo far sentire il nostro messaggio, siamo una Ditta che non ha paura del domani perché non si dimentica neanche per un attimo da dove arriva e da chi è stata costruita.
Ed anche – particolare non da poco – siamo quelli che in showroom hanno una collezione di vinili la cui musica, firmata Sttoges, Bikini Kill, Ramones, Riverdales, Misfits, fa da sottofondo musicale ed estetico alle nostre creazioni.
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