Quando si parla di “sostenibilità”, è bene ricordare che esistano molte accezioni a riguardo.
Al di là del suono molto attuale ed importante, a noi pare che in mancanza di una spiegazione ulteriore, di un approfondimento, la parola potrebbe non essere sufficientemente esplicativa.
Ecco perché nel suo libro “Made in Meda – Il futuro del Design ha già mille anni” Filippo Berto si sofferma su questo concetto, declinandolo in maniera concreta su ciò che il brand BertO si impegna a fare in futuro per portare avanti il lavoro in ambito interior design secondo una visione più adeguata ai tempi che viviamo.
Il Made in Meda è un fenomeno di eccellenza, ma non può – secondo il nostro CEO – mancare laddove le istanze sono di carattere fondamentale per la vita di ognuno di noi, delle giovani generazioni e del pianeta stesso.
Può non essere facile coordinare le mille problematiche di un’azienda contemporanea con quelle che sono le esigenze ambientali, ma non per questo ci possiamo sottrarre ai nostri doveri: questo è il messaggio che Filippo Berto lancia dalle pagine del libro.
In particolare, è nella sezione dedicata alle “10 tesi BertO sul Meda in Meda del futuro” che il concetto di Sostenibilità del Design emerge in modo netto e preciso. Filippo Berto vi dedica infatti un intero capitolo, dove pone la questione in termini di domande a cui tutti noi siamo chiamati a rispondere.
Sono quesiti semplici e basilari, che suonano così:
Che futuro vogliamo per il nostro lavoro nel mondo del Design?
Che futuro vogliamo per i nostri territori?
Che futuro vogliamo per i nostri figli?
Nell’entrare nel merito di questioni così profonde, Filippo Berto prende un punto di vista radicale (tipico dei protagonisti del Made in Meda da sempre). Scrive infatti:
“Sostenibilità, fattore dirimente tra le idee che vivono e quelle che muoiono.“
In altre parole, fa della sostenibilità, il punto chiave, di differenza, tra tutto ciò che ha un futuro e ciò che invece è destinato a finire.
In questo interpreta la sensibilità dei clienti, spesso molto più avanzata di quella dei produttori, che hanno già iniziato a dimostrare chiaramente di preferire ciò che viene realizzato in modo da “non far male a nessuno“, meno che mai al pianeta e ai suoi ecosistemi.
Per non parlare dei giovani, molto più bravi di noi a comprendere ed applicare questi principi anche alla scelte quotidiane, non solo quelle legate ai prodotti ma anche quelle relative alla mobilità, alla gestione della casa, alle posizioni di opinione.
Non per questo c’è da gloriarsi di qualcosa, anzi, Filippo stesso riconosce una dolorosa carenza su questi aspetti, ma chiosa anche, in chiusura di capitolo:
“Alcuni di noi sono al lavoro nel tentativo di migliorare lo smaltimento, il riutilizzo, l’impiego di materiali ecofriendly.
Sappiamo benissimo che le porte del futuro sono queste.
Per noi e per tutti.“
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