Stiamo realizzando il nuovo progetto fotografico dedicato al sistema di sedute Dee Dee, il nuovo protagonista del Design dei sogni made in Meda di BertO.
Tra uno scatto e l’altro, le luci del set illuminano percorsi mentali che ci riportano indietro, all’origine.
All’origine di cosa?
All’origine di quel divano sotto le luci del fotografo.
Cos’era, prima di prendere quella forma?
Dov’è nato, e quando?
Da chi, perché?
Domande che possiamo immaginare ci vengano da un cliente un po’ particolare, che magari entra in showroom 5 minuti prima della chiusura e mostra un’inattesa curiosità.
Ecco allora cosa potremmo dire a quell’ipotetico cliente, a quel signore immaginario, una sera all’orario di chiusura, attardandoci volentieri per soddisfare la sua curiosità.
Caro amico, grazie per essere venuto qui stasera e, no, non sentirti in imbarazzo per l’orario.
Nessun orario è mai di chiusura, quando lavori con passione.
Vuoi sapere da dove viene e com’è nato questo divano, non è così?
Grazie per l’opportunità di raccontartelo… ma mettiamoci comodi perché la storia è lunga.
Ci fu un giorno un barlume di idea, alla base.
Chi fu ad averlo, non si sa, non è importante.
Quel che è importante è che qualcuno parlò a qualcun altro.
Quel qualcun altro, di professione designer, iniziò a documentarsi, a studiare.
Non solo forme estetiche, ma materiali, processi di fabbricazione, lavorazioni.
Dialogò a lungo con maestri artigiani, cercò di capire le particolarità di certi fusti e le specificità di certe architetture, che erano utili a creare quel certo tipo di forma.
Laboratorio, schizzi, laboratorio, altri schizzi.
Disegni su disegni su disegni.
Interminabili sessioni solitarie, al massimo condivise dalla collega designer, prima di arrivare a una sintesi, una serie di ipotesi che – nel rispetto delle architetture costruttive possibili – rispettava quell’idea, ne esaltava il concetto di fondo, la valorizzava. La rendeva reale.
Ma reale non era, perché quel disegno era appunto un disegno. Anzi: una serie di disegni, perché ogni oggetto che produciamo qui, caro amico, lo raccontiamo sulla carta in cento modi, prima di chiederci a quali materiali a quali lavorazioni affidare la missione di farlo nascere, di dargli sostanza.
Modelli, modelli e ancora modelli… ogni curva, ogni angolo, ogni linea di quel divano è stata guardata in 3D prima e costruita per gli occhi esperti di chi non pensa ad altro, giorno e notte, di chi ricerca il meglio nella forma per il risultato estetico in grado di far sognare, nel momento in cui diventa realtà.
Come dice? Il “design dei sogni“?… Sì, giusto, siamo proprio noi quelli che ne parlano!
E allora, dicevamo, si fabbricano i pezzi di test, li si imposta, li si varia, si arriva a una sintesi.
Il modello base. E poi lo si varia ancora, per capire se quel punto cui si è arrivati non sia in realtà una nuova partenza, e infatti spesso è così: quel che ieri sera sembrava finito, questa mattina ci ha fatto ripartire.
Le ore sono interminabili, le giornate non si contano, la gestazione è lunga, molto lunga.
Dal modello, finalmente nella sua forma definitiva, ci si sposta verso la scelta dei materiali. Quanti sono i materiali che si possono usare? Infiniti. Come si procede a una scelta? Non c’è una regola, un criterio, un programma informatico, no.
C’è la fantasia di donne e uomini che si esercitano, in team, a immaginare il meglio, e ognuno costruisce sull’intuizione dell’altro e sposta avanti l’asticella del possibile.
E così – attraverso un lungo processo di scelte incrociate, che poi diventano test, che poi diventano prove, si arriva a una decisione: pelle.
Inizia così la cernita delle pelli. Visita alle concerie, raccolta di prove, test di realizzazione, soluzioni variate, in ogni possibile gamma di possibilità, naturalmente incrociandole in modi sempre diversi.
Quale tipo di pelle rende meglio, veste meglio, si fa capire meglio? Impossibile capirlo prima, affascinante scoprirlo sul campo, in laboratorio.
Non c’è tempo più dilatato di quello dedicato alla scelta del materiale: sembra non finire mai, e in effetti è così, perché anche quando si è in un negozio dei nostri, come questo, un’idea in più arriva sempre ad aggiornare le possibilità… ma rimaniamo alla nostra gestazione.
È nato quindi, questo divano, questo arredo?
No, non è ancora nato, perché la palette di colori reclama la giusta attenzione.
E qui le considerazioni escono dal laboratorio, l’osservazione si spinge sui territori della moda e delle tendenze, i viaggi e le esperienze sembrano non bastare mai per la giusta scelta di una serie di abbinamenti. Ogni sfumatura è un concetto diverso, ogni concetto è una sfumatura diversa, in un gioco di rimandi continui che dà una sottile vertigine a chi se ne occupa. Ogni persona coinvolta dà il suo apporto, il designer raccoglie, fa suo, sintetizza.
Ma ancora non abbiamo concluso, caro amico – forse sarà
stanco di sentire questa lunga storia, mi permetta di offrirle qualcosa da bere
– non abnbiamo concluso perché siamo arrivati appena al punto di far nascere il
divano, ma può questo dirsi un ambiente, una proposta di arredo, una dimensione
in cui riconoscersi=?
Forse che le nostre case non sono fatte di luci? Di atmosfera? Di materiali sui
pavimenti e di colori sulle pareti?
Esatto: proprio così.
È quindi il momento di pensare ai complementi, all’accompagnamento di quell’oggetto di arredo verso la sua dimensione arredativa, dove un tappeto, una luce, un rivestimento alle pareti crea la musica di accompagnamento alla sua voce.
Quanto tempo è passato, quante energie sono state investite, quanta intelligenza e sensibilità è stata profusa in tutto questo?
Impossibile calcolarla, non solo perché è una quantità enorme, ma anche perché sono cose incalcolabili… (da quando in qua la sensibilità estetica ha un’unità di misura?)
Pensi, caro amico, che durante questo lungo percorso si è perfino scritto un libro, proprio a significare un tratto di vita lungo molto lungo che si misura in anni, anzi decenni!
Sì, quattro decenni e spiccioli… è dal 74 che lo Spirito di queste nostre attività si svolge secondo queste modalità, e si ripetono nel tempo…
Ecco: mi scusi se ho dovuto dilungarmi, ma non potevo non rispondere come si deve alla sua giusta curiosità, e mi permetta di ringraziarla dal profondo del cuore per esser venuto fin qui, una sera all’orario di chiusura, per manifestarla. Tutta la nostra Ditta le è profondamente riconoscente della sua attenzione.
Vieni nei nostri showroom BertO e scopri il Design dei sogni made in Meda.
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