La Brianza mi ha sempre affascinato.
Mi affascinava quando, da ragazzino, passavo i pomeriggi in bottega a osservare il lavoro, oppure giravo in bici per la città intravedendo, nelle corti, i tanti laboratori di produzione.
Vedevo tanta dedizione al lavoro, anni e anni di esperienza, di maestria. Ne rimanevo puntualmente ammirato, e sempre più incuriosito.
Questo mondo mi ha appassionato al punto da decidere di portare avanti l’azienda della mia famiglia e – successivamente – di puntare con forza sul racconto di questo mondo.
Grazie alla rete ho potuto farlo, ho potuto testimoniare una parte di tutto questo, una cosa che ho imparato a riconoscere come “il valore del mio distretto”.
E grazie alla rete ho conosciuto Stefano Micelli, il quale ha dato concretezza e – è il caso di dirlo – un’idea di futuro a tutti coloro che continuano a sentire questo territorio come vivo ed economicamente vitale.
Questo primo incontro mi ha portato a conoscere Stefano Maffei, gran patron del progetto Analogico Digitale, che ha messo insieme artigiani e designer dimostrando a tutti come si possono fare le cose diversamente, con spirito costruttivo che crea valore per tutti.
E arrivo quindi all’evento “A Meda il Futuro è Artigiano, tra Analogico e Digitale” della scorsa settimana, qualcosa che ha portato un messaggio all’economia della Brianza: un messaggio positivo ma provocatorio.
Positivo perché ha riaffermato che l’antidoto alla “iPhone economy” (la delocalizzazione esasperata che ha stremato il ceto medio americano) è nei distretti manufatturieri come il nostro.
Provocatorio perché ci ha lanciato una sfida, una sfida speciale, oserei dire un restart.
Ma attenzione: la domanda “come fare”, che è logico porsi, ha già le risposte, perché il 5 giugno le risposte sono state date.
Eccole:
- Aggiorniamo la parola – quindi il concetto – di artigianato: togliamole la polvere dell’abitudine e riconosciamole la vocazione tecnologica che già contraddistingue i più avanzati tra noi (questo compito è per la scuola, la famiglia, il mondo istituzionale e dei media)
- Ricolleghiamo il lavoro artigiano all’innovazione, e smettiamo di vederlo come “un nonno” votato unicamente al “custodire la tradizione” (qui siamo tutti chiamati a fare un racconto corretto e veritiero, non schiavo di vecchi schemi e immagini, aziende e comunicatori in primis)
- Costruiamo un modello di nuova collaborazione con l’industria, macrosoggetto che non è antitetico al lavoro artigiano, ma ne costituisce in realtà il miglior alleato strategico (e ci rivolgiamo naturalmente al mondo delle industrie e all’associazionismo industriale, oltre che ai “nostri” artigiani che ancora non hanno aggiornato la loro visione)
Analogico Digitale, il progetto innovativo che si è concretizzato nella mostra presentata al FuoriSalone di Milano questa primavera, ha dimostrato – con quella realtà pragmatica che piace a noi brianzoli – che siamo all’inizio di un’evoluzione radicale, alla quale dobbiamo essere pronti… da domani mattina.
Nuovi modelli di consumo, nuovi modelli di produzione, nuovi atteggiamenti collaborativi si stanno per imporre e il lavoro artigiano della Brianza può essere al centro di tutto questo. Anzi: *deve* essere al centro di tutto questo.
La sfida non ci deve spaventare: il DNA brianzolo ha in sè l’attitudine al cambiamento evolutivo.
Io ci credo.
Filippo Berto
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