Nel fare impresa servono anche dei buoni cerotti… parola del nostro libro “Spirito del 74”

Chi lavora nel mondo dell’impresa, piccola o grande che sia, sa bene che ci sono giornate in cui… fa male.

La passione per il lavoro talvolta è associata a esperienze che fanno anche soffrire, perché negarlo.

La nostra è una una storia familiare, e i fondatori della BertO – Fioravante e Carlo Berto, rispettivamente padre e zio del nostro attuale CEO Filippo Berto – ci hanno insegnato, con il loro esempio di lavoro vissuto praticamente 24 ore su 24, come la strada del far crescere una Ditta sia costellata di esperienze di ogni tipo.

Come si dice: non sono certo tutte rose e fiori.

Team BertO: Giorgio, Filippo e Flavio

Il percorso della BertO nasce nel 1974, grazie ai due mitici Maestri Tappezzieri, e molte sono state le tappe che lo hanno segnato.

Ma sempre, in ogni giorno di tutti questi anni, una cosa non è mai mancata: la passione, una passione che ci è stata trasmessa direttamente da Fioravante e Carlo.

Al punto che quel loro spirito appassionato ci ispira ed orienta le nostre scelte ancor oggi, in modo sempre più intenso e significativo, perché si arricchisce via via di esperienze sempre nuove, nell’arco delle molte stagioni che, con i nostri collaboratori, tutti insieme viviamo.

Lo spunto per parlare di queste cose – passione, sofferenza e… cerotti – ci viene dal libro che abbiamo dedicato con tutto il cuore proprio a quello “Spirito del 74” (il 1974 è stato appunto l’anno in cui è nata la BertO) che ha messo le basi del nostro impegno, permettendoci di crescere… rimanendo noi stessi.

E, come recitano titolo e sottotitolo del libro – “Lo Spirito del 74 – 74 parole per vivere felicemente la passione per il proprio lavoro” – pensiamo che questi insegnamenti dei nostri fondatori possano esserci d’aiuto nel vivere questi “pezzi di vita” che corrispondono alle nostre giornate lavorative così piene di passione, con serenità, anzi, ancor meglio: con felicità.

Ma allora – direte – che cosa c’entrano i cerotti?

Stiamo parlando di sicurezza sul lavoro, di cassette di pronto soccorso?
Non esattamente! Quegli aspetti li diamo naturalmente per scontati, ci mancherebbe.

Quello di cui stiamo parlando è la sensibilità di chi lavora con passione, mettendoci l’anima e magari commettendo degli errori in piena buona fede, per eccesso di zelo, per una dedizione fuori fuoco, per un approccio inconsapevolmente sbagliato.

È in quei momenti che… serve un cerotto, un cerotto metaforico, cioè una parola del collega al momento giusto, una pacca sulla spalla, uno sguardo complice.

Perché il lavoro appassionato si fa in un modo solo: al 100%, investendo tutta la meravigliosa umanità di ognuno di noi nell’impegno professionale.

E quando si lavora così ci si espone.

E quando ci si espone, si rischia anche di rimancerci male, per mille motivi.

E allora – come ci hanno insegnato Fioravante e Carlo, con la loro attitudine sempre positiva e costruttiva – è bene che accanto a noi, in Ditta, non manchi mai un cerotto, che faccia stare meglio e aiuti a guardare avanti.

Ricordiamo sempre quindi quanto riporta, a pag. 74, il libro “Lo Spirito del 74”:

Cerotti (veri e metaforici)
Qualcuno che ci aiuti con le ferite, ce l’abbiamo vicino?

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