Tra le figure che spiccano nel richiamare alla mente l’heritage culturale e professionale della nostra città, Meda, vi è senz’altro Giuseppe Terragni.
Più volte mi ritrovo a parlare della cultura del Design che da molti anni caratterizza la città di Meda e della sua influenza tramite imprese e personaggi che sono a pieno titolo nella storia della cultura visuale.
Giuseppe Terragni e Meda
L’architetto Terragni è un vero mito, non solo per noi che abbiamo la fortuna di lavorare sul territorio che l’ha visto nascere, ma per schiere di architetti e designer che lo ritengono – a piena ragione – uno dei riferimenti dell’architettura moderna.
Non dimentichiamo che è tra i sette punti di riferimento di quello che è considerato il Manifesto del Razionalismo Italiano (1937), e intensa sarà sempre anche la sua attività di divulgatore, attraverso la rivista “Quadrante”, di cui era co-fondatore.
Prima di tutto, prima ancora di citare opere di Terragni e il suo contributo al linguaggio architettonico, mi piace evidenziare come il suo lavoro, sviluppatosi negli anni ’30, faccia riferimento a un approccio multidisciplinare alla professione, un modo di lavorare che trascendeva interni ed esterni, per ricercare un tutt’uno armonico.
Infatti Terragni, nato a Meda nel 1904 e deceduto prematuramente a 39 anni, nel 1943, fu attivo prima della seconda guerra mondiale, per una quindicina d’anni, anni anteriori alla iper-specializzazione che ha contraddistinto gli ultimi decenni.
Per questo, l’ambito in cui opera il grande Giuseppe è meravigliosamente misto, ibrido, senza confini tra l’arte architettonica e quello che, qualche decennio più tardi, avremmo cominciato a chiamare interior design.
Volendo andare a verificare le opere per le quali Terragni si fece conoscere fin da prima della laurea a Como (1926), c’è solo l’imbarazzo della scelta.
Ne riportiamo una decina tra le numerose
•Novocomum di Como (1927–29)
•Casa del Fascio di Como (1932-1936)
•Casa Rustici a Milano (1933-1935)
•Casa Toninello a Milano (1933)
•Casa Ghiringhelli a Milano (1933)
•Casa Lavezzari a Milano (1934)
•Casa Rustici-Comolli a Milano (1935)
•Palazzo Terragni di Lissone di Lissone, già Casa del Fascio, in Brianza, (1938-1940)
•Asilo Sant’Elia di Como (1936-1937)
Ma ciò che a mi piace in modo particolare, tra tutto ciò che ha fatto e detto, è questa stupenda testimonianza di attaccamento fortissimo al lavoro, un’attitudine che pretende l’eccellenza senza se e senza ma.
Sentite cose disse di lui un collega architetto che lo conosceva bene:
Quando arrivavano le lastre della facciata, Terragni si presentava in cantiere il mattino presto: sai, faceva mettere due cavalletti, guardava la lastra e, se aveva un difetto, con un martello la spaccava!
Perché – diceva – se dico che non va […] il capomastro: Sì, sì, Non la mettiamo! la mette da parte, ma appena giro le spalle la rimette, e una volta in opera non la si può più togliere, perché vanno giù anche le altre…”.
Le spaccava; era forte ed era molto severo; aveva ragione: devono essere così gli architetti.
Sono molti gli insegnamenti che ci vengono da Meda e dalla sua storia: quello di Giuseppe Terragni è tra i riferimenti più alti, che illuminano il percorso di tutti coloro – e sono tantissimi – che portano avanti, ognuno con il proprio percorso, il lavoro che rende Meda la Design Capital mondiale.
Alla prossima,
Filippo
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