Stefano Micelli, Luca Carbonelli e Filippo Berto.
Questi tre personaggi, ieri sera al FaberLab di Varese, hanno portato tre contributi a un discorso che è partito dal racconto artigiano, e si è successivamente sviluppato in una visione più articolata, in grado di contribuire alla definizione di modelli economici nuovi.
Sulla base dei tre importantissimi distinguo che il prof. Micelli ha indicato per identificare la nuova azienda artigiana – tecnologia, internazionalizzazione, racconto – mi preme qui enfatizzare alcuni aspetti, emersi nella serata di ieri con una forza che mi ha colpito profondamente.
1 – Non siamo “casi” ma “norma”.
Dopo aver raccontato, con passione e anche un po’ di orgoglio, il caso della nostra azienda, e aver ascoltato con ammirazione quello del collega Carbonelli, mi ha colpito sentire il professor Micelli affermare che i nostri approcci non sono più dei “casi particolari”, ma sono diventati LA NORMA.
Una modalità base, il normale standard attuativo attraverso il quale oggi è possibile affrontare i mercati.
Aprire la produzione, condividere, essere aperti alle relazioni e alle nuove connessioni e – nel racconto quotidiano – postare filmare, mettersi in prima persona al centro della comunicazione, mettendoci – ognuno di noi in azienda – la propria faccia è oggi è il requisito fondamentale: fino a ieri era un’eccezione da studiare o approfondire.
Non più.
2 – Dimensione e scala del valore: quanto grandi occorre essere, per essere un’azienda di successo oggi?
A una precisa domanda di un imprenditore in sala, il prof Micelli – citando Hermès, un’azienda da 2 miliardi di euro che si definisce correttamente artigiana – ha dato un contributo importantissimo.
IN pratica ha detto al pubblico che oggi non è la quantità a doverci preoccupare, ma la qualità della proposta, come ad esempio la possibilità di offrire personalizzazioni all’offerta di prodotto.
Anzi: chi oggi pensa alle migliaia di pezzi, forse ha un problema.
3 – Andare oltre il “segreto artigiano”
Questo è un aspetto evidenziato bene dal nostro racconto (Filippo Berto racconta che spesso il padre Fioravante, co-fondatore della Berto Salotti, chiedeva “perché racconti tutto?”).
Si tratta di rovesciare la visione: il proprio “segreto”, per la moltitudine di PMI artigiane che popola il nostro paese, è in realtà la propria identità, cosa che può diventare marchio di fabbrica e quindi elemento distintivo per la competitività e la presenza sui mercati, grazie soprattutto alla rete e al racconto che consente.
4 – Una community intorno a un libro
Apprezzo sempre di più lo spirito di partecipazione, gruppo e amicizia all’insegna del “fare” che si sta creando attorno al fenomeno del libro “Futuro Artigiano”, oggi Compasso d’Oro.
Non c’è dibattito su questo tema che non trovi in platea un gruppo non solo ormai di amici solidali ma di persone entusiaste sul proprio percorso, sia esso di rinascita, nascita o rilancio delle proprie produzioni.
Nuovi blog, nuove iniziative, facce di vecchi e nuovi amici appassionate ed entusiaste: tutto questo rappresenta un segnale – per chi non lo avesse ancora capito – che la rivoluzione iniziata tre anni fa dal prof. Micelli sta producendo ogni giorno effetti sempre più impattanti e visibili.
Per concludere, è evidente come la discussione abbia ha toccato temi importanti, con un coinvolgimento intenso, non solo da parte della sala, gremita di di imprenditori, artigiani e giovani, ma anche dalla rete – in piena sintonia con quanto i relatori hanno argomentato.
La conversazione online è stata riassunta questa mattina in uno Storify completo, mentre un live blogging della serata è visibile su Varese News.
E’ davvero notevole il fatto che protagonisti della PMI come Caffè Carbonelli di Napoli o la nostra azienda di Meda siano portati come indicatori significativi di un nuovo scenario economico.
Per noi la sfida continua ad essere la stessa che perseguiamo da anni, e cioè l’affermazione di una proposta di prodotto unica – grazie all’unicità del team di lavoro e delle sue capacità artigiane – in uno scenario in continua evoluzione.
Infine, voltandoci per un momento indietro, fa piacere vedere riconosciute a un livello molto maggiore di quanto avessimo mai immaginato iniziative sperimentali quali il crowdcrafting #divanoXmanagua e #sofa4manhattan: di certo non ci aspettavamo tali riconoscimenti!
Ancora grazie, per l’ispirazione e lo stimolo a proseguire, a Stafano Micelli e a Luca Carbonelli, oltre che ai sempre sensibili e attenti ospiti del FaberLab Varese.
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