Scrivo queste righe con emozione: domani e dopodomani parteciperò alla tavola rotonda della Convention 2013 dei Giovani Imprenditori di Confartigianato. Un onore, per me.
In questi anni, il gruppo dei giovani di Confartigianato mi ha dato moltissimo.
Dovendo sintetizzare – a proposito di sintesi, su Twitter l’hashtag della conferenza sarà #cgArti13 – le cose che mi piacciono di più dei Giovani Imprenditori di Confartigianato sono due.
La concretezza
Ovvero la sensazione di non essere passivi di fronte alle difficoltà del sistema, di contribuire alla crescita e alla promozione delle imprese artigiane, senza contributi e animati solo dalla nostra passione.
Forse per qualcuno queste parole possono suonare retoriche, ma non c’è nulla di retorico nella fatica che ognuno di noi fa tutti i giorni per costruire qualcosa: ecco, questa concretezza per me ha la faccia del gruppo giovani, la faccia… delle nostre facce. 🙂
Il non sentirsi soli
Un vantaggio fortissimo, che molti sottovalutano.
Tanti ragazzi come me ogni giorno si tirano su le maniche e aprono i loro laboratori affrontando gli stessi problemi: il mercato, il sistema paese, la burocrazia.
Nei momenti duri delle nostre giornate (a volte mi sembrano fatte di un unico, interminabile momento duro) sapere che nessuno di noi è solo può fare la differenza.
Quale differenza? Semplice: la differenza tra andare avanti e lasciar perdere.
Perché siamo un sistema, una rete, e laddove uno snodo della rete si perde, è una perdita per tutti. Questo occorre saperlo, e saperlo vuol già dire essere più forti.
A livello personale, per me in questi anni sono nate amicizie importanti, e anche queste mi hanno indirettamente aiutato a far leva sulla passione, sullo spirito di gruppo.
E se qualcosa son riuscito a costruire devo dire grazie a chi mi ha aiutato a crescere.
Tornando alla Conferenza, ci tengo a dire che la scelta del direttivo presieduto da Marco Nardin di far parlare gli imprenditori artigiani anziché esponenti politici mi trova molto d’accordo.
Con le nostre storie, con i racconti delle nostre imprese, metteremo in campo qualcosa di importantissimo: la nostra identità.
Davanti a storie vive e concrete – infatti – è difficile che un interlocutore rimanga passivo: qui non si tratta di punti di un programma, ma di storie, storie fantastiche, dove occhi, mani, muscoli e cervelli smuovono lavoro e benessere per l’intera società.
Insomma, raccontando noi stessi solleciteremo una presa di coscienza maggiore, per non essere più vittime di un sistema inefficace e antagonista, ma artefici e protagonisti del nostro futuro.
Con grande coraggio e senza paura. Dai!
Filippo Berto
Grande verità Filippo
Scuola di Vita Vera quella del GG che negli anni e’ cresciuto , si è’ trasformato e sviluppato nella consapevolezza e nella fierezza che ogni giorno ci mettiamo la faccia
E siamo noi I GIOVANI LEONI !!!!!!
Daje!