Futuro, rinascita del nostro paese e Made in Meda: leggi l’intervista a Gaddo Della Gherardesca.

Gaddo Della Gherardesca, imprenditore, è l’Amministratore Delegato di The Good Life, la prima rivista italiana ibrida business & lifestyle.

Abbiamo avuto la fortuna di incontrare Gaddo della Gherardesca nel nostro showroom di Meda qualche mese fa per un progetto di design: incontrandolo, siamo rimasti affascinati dalla sua personalità e straordinaria esperienza di vita. 
Siamo andati a trovarlo in redazione, e da quell’incontro è nato dapprima un piacevole confronto  – i cui contenuti sono riportati nel servizio che riportiamo tra le immagini – ed oggi, sul nostro blog, questa imperdibile intervista, che tocca molti temi, dalla tradizione all’attualità.

La bellezza della sua visione si capisce già dalla prima frase che ci ha detto, parlando di questo periodo:

Dobbiamo tornare a essere quelli che siamo sempre stati. Siamo i figli di una grandissima civiltà, dobbiamo ricordarcelo.

Abbiamo parlato del presente, del futuro, della rinascita del nostro paese e anche di Made in Meda.

gaddo della gherardesca
Gaddo Delle Gherardesca

Come descriverebbe The Good Life e che progetti ha per il futuro? Cosa la rende più orgoglioso di questo progetto?

Descriverei The Good Life come un’opportunità nata dalla crisi. Al solito, c’è qualcuno che diceva che quando spira il vento qualcuno costruisce dei muri e qualcun altro costruisca mulini a vento.
Ecco, noi abbiamo creato, in un settore ormai stantio, ormai maturo, ormai popolato da gente che qui in Toscana si chiama “Il giro del ciuco di mele secche” ossia il mulo che faceva sempre lo stesso itinerario, noi abbiamo ipotizzato un itinerario diverso.

Abbiamo rielaborato i contenuti grazie anche al fatto che con IDEAT – editore francese – abbiamo raggiunto un accordo di licensing – e abbiamo costruito un prodotto assolutamente innovativo. Non innovativo perché si tratti di inventare di nuovo la stampa di Gutenberg, perché quella è stata inventata centinaia di anni fa. Si tratta piuttosto di comporre gli elementi in maniera diversa.

Una ricetta di cucina non vale per gli elementi che contiene vale invece per come sono composti, per le percentuali che vengono messe dentro. La quantità non fa la qualità. Il pensiero fa la qualità.

Noi abbiamo riorganizzato i contenuti per renderli più attuali ai bisogni di oggi. Il pensiero di lungo periodo, l’approfondimento, risiede ancora nella stampa. La stampa riorganizza i contenuti, cosa che internet non fa. In internet c’è tutto, ed è tutto live.
La stampa non può fare questo, e non deve. La stampa ha il compito di organizzare i contenuti nei confronti di chi questi contenuti non li immagina.

La società è molto cambiata. Ci sono persone che hanno avuto accesso all’informazione per secoli. Ce ne sono altre, invece, che fino a trent’anni fa non avevano accesso, affacciandosi solo di recente al balcone della vita in termini economici e di possibilità di accedere ai media, di analizzarli e di leggerli.

I media hanno un compito educativo, ed è quello che noi cerchiamo di fare.

Quello che mi rende più orgoglioso del progetto è che noi siamo una parola di ottimismo: The Good life, The Good Trip, The Good Italy.
La BertO fa parte di The Good Italy, quella parte sana del paese che ha creato – e sta creando – opportunità, che ha creato questo grande filone di intelligenza, di voglia di fare che appartiene a gran parte del popolo italiano. In un momento triste, in un momento buio, noi siamo una luce di positività.

La copertina di The Good Life Italia #26

In che modo tutto quello che è successo fino ad ora ha influito sui suoi pensieri, sulla sua strategia e sul modo di vedere il futuro? Secondo lei, quale sfida deve affrontare l’Italia e quale insegnamento deve trarre dall’esperienza covid?

Ho fatto questa riflessione e credo che noi non dovremmo cambiare nulla. Abbiamo sempre fatto quello che ritenevamo fosse giusto fare. Ci siamo basati sui valori umani, sulla consistenza, sulla realtà delle cose. Non siamo mai stati dei vacui, non abbiamo mai rincorso delle vanità inutili. Non ritengo di dover cambiare nulla della mia vita. Ho coltivato, come del resto questo incontro recentissimo con Filippo Berto dimostra, il lato umano delle cose, il rispetto per le persone. Ho coltivato il fatto di approfondire gli argomenti.

Tutto questo è quello che servirà nel futuro. Anzi, servirebbe insistere molto di più su questo rispetto a tutto quello a cui la società è stata indirizzata dai persuasori occulti.

Sono i valori di chi ha combattuto dopo la guerra. Io sono della generazione degli anni ’40 anche se sono nato alla fine. La mia generazione ha costruito l’Italia impastando il cemento con le mani, torcendo il ferro per il tondino, stampando i giornali per l’editoria, inventando l’inventabile, muovendosi per il mondo.

Bisogna tornare a fare quello che il nostro popolo ha sempre fatto. Purtroppo il nostro popolo ha un problema: la leadership.
Noi abbiamo delle leadership assolutamente inconsistenti.

La più grande offesa è quella di sentirsi dire: ma quello non ha mai lavorato.
Come faccio ad andare da Filippo Berto e dare un consiglio su come si fa un divano. Come faccio ad esprimermi su un divano se non ho mai capito come si costruisce?

Prima devo fare l’apprendista, poi l’operaio, poi il capo reparto, poi il direttore commerciale. Solo allora posso dare un’impressione su come debbano essere fatte le cose.

Io, Gaddo Della Gherardesca, non mi permetterei mai di andare da Filippo Berto e dargli consigli su un divano. Posso discutere con lui e spiegarle quali siano le mie visioni e vedere se collimano, ma non posso venire da lui e arrogarmi il diritto di dirle come si fa un divano.

Ecco, i nostri politici si arrogano del diritto – e siamo noi ad averglielo permesso – di darci consigli e disposizioni senza aver la minima coscienza.

Rispetto le figure politiche che arrivano dalla società civile e Milano ha sempre avuto figure di questo tipo. Milano, per questo, ha dato una grande lezione di praticità, di come la società dovrebbe vivere.

L’insegnamento che deve trarre l’Italia è quello di tornare alle origini, ai valori delle origini: lavorare, lavorare, lavorare.

Guardavo in televisione un servizio sugli stabilimenti della Ferrari e su come l’azienda ha affrontato il Covid. Le precauzioni e i comportamenti che hanno messo in atto sono una cosa fantastica: tutto organizzato alla perfezione.
Dobbiamo tornare a essere quelli che siamo sempre stati. Siamo i figli di una grandissima civiltà, dobbiamo ricordarcelo.

gaddo della gherardesca
Gaddo Della Gherardesca

Cosa pensa del nostro distretto e in particolare del Design made in Meda?

Io penso che voi siate gli interpreti di quello che l’Italia è stata, ovviamente con alti e bassi.
Sono finiti i periodi delle camerette messe in crisi dalla grande distribuzione, come Ikea, e dalla globalizzazione.

Anche a voi è stato richiesto un cambiamento epocale. Eravate degli ottimi artigiani ora non solo dovete rimanere ottimi artigiani, ma anche creativi per cercare di sopravanzare con la creatività la massificazione del mercato. Io credo che voi dobbiate mantenere lo spirito che avete sempre avuto. Siete brianzoli e i brianzoli sono gente che sa il fatto proprio. Dovete continuare a coltivare la vostra creatività, andare in giro per il mondo a scoprire le nuove tendenze e seguirle con la vostra artigianalità.

Il brand Italia continua a vendere e ad avere un grandissimo valore. Quando riprenderemo le nostre attività, non è vero che l’Italia sarà fuori dai giochi. Il mondo ci aspetta, vorrà vedere cosa faranno gli italiani.
All’estero, gli italiani sono molto più considerati di quanto ci consideriamo noi stessi.

Voi non dovrete fare null’altro di quello che avete sempre fatto. A Meda, ancora di più. Made in Meda è un bel brand, con un gioco di parole crea un bel significato.

Meda può diventare un monumento attivo, un ashram come dicono gli indiani, un santuario del design.
Meda è come il Chianti e il Barolo, del design.

The Good Live dovrebbe occuparsi del Made in Meda come The Good Ideas.
Possiamo studiare un dibattito intelligente sul tema appena sarà possibile tornare in attività.

berto sulla rivista the good life
Il Tappezziere Digitale: l’intervista a Filippo Berto su The Good Life #26

Cosa ne pensa della nostra decisione di investire sulla rivista The Good Life per un’azienda come la nostra?

Nonostante BertO sia un’azienda che investe il 90% sul web, ha capito la qualità di una rivista come The Good Life e questo risponde anche alla prima domanda di questa intervista: The Good Life nasce per dare delle risposte a persone curiose, che hanno capito che non esiste una sola strada, non esiste l’integralismo islamico, piuttosto esiste la possibilità di essere un po’ buddisti, un po’ islamici, un po’ cattolici. L’importante è essere persone per bene e avere le idee chiare.

La nostra idea è quella di creare una community che tenga a The Good Life, non alla rivista ma alla bella vita, alla vita positiva, alla vita attiva, alla creatività, all’amicizia, ai rapporti umani, alla fratellanza.
 

A tutto quello che serve all’Italia, non a battersi per delle stupidaggini. Dobbiamo risvegliare la bella addormentata.

La positività della BertO deve risiedere in un media positivo. Nel settore ce ne sono anche altri, per carità, ma The Good Life è un media positivo.
BertO in The Good Life avvalora la vostra voglia di vittoria.

Ringraziamo ancora Gaddo Della Gherardesca per questa splendida chiacchierata.

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8 commenti su “Futuro, rinascita del nostro paese e Made in Meda: leggi l’intervista a Gaddo Della Gherardesca.”

  1. Filippo e un uomo che ha una capacita strategica e d operativa incredibili.una leadership e una attenzione unica verso le persone che giorno dopo giorno hanno sviluppato con lui il valore del “fatto a meda”certamente usciremo dalla crisi,basandoci sui manager come lui che vogliono vincere e vivere con fondamenta basate sulla cultura italiana

  2. RUBINO ANTONINO

    Nell’intervista si guarda al passato con le sue radici ma viene proiettata in positivo l’idea di una rinascita per l’oggi prossimo e soprattutto per il futuro, contando sulla capacità ideale, sulla competenza , sulla bellezza del saper fare, e del saper fare squadra in un mondo globalizzato

    1. Buongiorno Antonio, è esattamente così. Nell’intervista parliamo del futuro e delle sfide che ci aspettano.
      Grazie per il tuo commento e a presto!

  3. Apprezzo molto tutto quello che avete scritto e l’intervista mi accende l’entusiasmo di una volta.
    Tutto vero…ma prima bisogna riprendere il comando della nostra NAZIONE, altrimenti siamo solo dei passeggeri che vengono trasportati dalla finanza e dalla politica in mete ancora sconosciute….ma mi pare di vedere che per il prossimo futuro vogliono controllarci al 100% e se questo accade sarà tardi ….LA CINA E’ ALLA NOSTRA PORTA.
    Complimenti siete BELLA GENTE…quelli con la testa sulle spalle.
    Un saluto
    Roberto
    TENERIFE (SPAGNA)

    1. Buongiorno Roberto.
      Con questa intervista, ci si è acceso l’entusiasmo per il futuro.
      Grazie per il tuo commento e a presto!

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