La voce degli architetti, nell’ecosistema di alto valore manifatturiero del Made in Meda, è quanto mai fondamentale.
Per comprenderlo, in fondo, basta citare un nome, quello di Giuseppe Terragni, medese di fama mondiale che tanto ha dato al razionalismo italiano e – più in generale – alla cultura dell’eccellenza qualitativa (“ossessiva” osiamo dire, conoscendo certi suoi puntigli).
E proprio da Terragni prende spunto la conversazione con due protagonisti di primo piano della scena professionale medese, i titolari dello studio di architettura Seveso & Trezzi: Marco Seveso e Gigi Trezzi.
Ma… perché parliamo di Terragni con Seveso & Trezzi?
Perché è un punto di riferimento imprescindibile quando si parla di origini del Design?
Perché tra i tanti “figli” della città di Meda è uno tra i più famosi?
Perché rappresenta perfettamente quel tipo di talento che – negli anni 50 – si occupava con felicissimi risultati sia di progettazione architettonica sia di interior design?
Certamente, tutto questo, tutto verissimo e straordinario…ma non solo.
Parliamo di Terragni e di cultura architettonica medese con Marco Seveso e Gigi Trezzi perché sono stati loro stessi – nell’ambito della loro multiforme attività professionale – a curarne una bellissima mostra, e nel video che accompagna questo post si vede il nostro Filippo Berto sfogliare appunto il catalogo di quella manifestazione culturale.
Oltre a ciò, la testimonianza dei due architetti medesi è interessante e preziosa perché riporta – dalla viva voce dei protagonisti – l’attitudine degli artigiani manifatturieri di Meda fin dagli anni 50: pronti e proattivi nell’interfacciarsi con gli architetti, che a loro volta si misuravano con quello che in gergo si definiva allora “il moderno“.
Questo focus sulla modernità è, a nostro parere, davvero notevole, in quanto – chi ha i capelli bianchi lo ricorda – non erano molti in quegli anni a orientarsi verso gli stili nuovi, più lineari e più in sintonia con i trend internazionali…
Ci rendiamo conto ora di quanto quegli artigiani e quegli architetti fossero degli straordinari precursori.
Non quindi è sbagliato, a nostro modesto parere, tracciare un collegamento virtuoso tra il cosiddetto “moderno” di quegli anni e un’attitudine che oggi chiamiamo definiremmo di “innovazione“: a livello di prodotto e di processi, non solo di gusti ed estetiche.
In fondo, è solo negli anni ’60 che nasce il concetto specifico – e la relativa cultura – di “Design”, ed è bello sentire dalla voce di Gigi Trezzi, architetto in Meda, che:
“… gli artigiani medesi erano sensibili a questo tipo di discorso, perché erano abituati a sentir parlare di moderno, anche negli anni ’50, quando i mobili moderni non li faceva quasi nessuno, perché c’era questa predisposizione di tanti artigiani medesi ad avere rapporti con gli architetti, c’era una predisposizione a sperimentare, a fare le cose nuove...”
Che meraviglia.
E che orgoglio per noi poter essere parte di questa fantastica tradizione, nell’immaginare, realizzare ed offrire ai clienti BertO i frutti di questa visione così lungimirante, così potente!
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