Intervista esclusiva a Gaddo della Gherardesca sul rilancio del paese.
A distanza di qualche mese dal nostro ultimo incontro, da cui è nata una preziosa intervista pubblicata su questo blog e rilanciata da numerose testate, abbiamo avuto l’onore di ospitare Gaddo della Gherardesca nello Showroom BertO a Meda e ascoltare il suo punto di vista sulla nuova fase che sta attraversando il nostro paese.
Dal dialogo con Filippo Berto sono nati tantissimi spunti di riflessione che condividiamo in questa intervista che ci ha rilasciato.
Porto alla sua attenzione il paese.
L’ultima volta che ci siamo incontrati, ci siamo interrogati sul futuro e abbiamo avuto l’occasione di analizzare la situazione economica nel pieno di una situazione molto particolare per il paese.
Stavamo affrontando la chiusura pandemica e non sapevamo bene cosa sarebbe successo.
Oggi il sistema paese sta ripartendo. Qual è il suo punto di vista sullo stato di salute dell’economia nel nostro paese?
Parlando dei dati macro economici, chiaramente la mia visione sulla situazione economica, se osserviamo gli indici del debito pubblico o del PIL, c’è poco di cui rallegrarsi.
Sicuramente, se guardiamo al valore che l’Italia rappresenta nel suo insieme di storia, cultura, prodotto, di bellezze naturali, noi abbiamo una realtà unica.
Se guardo alla reazione di imprenditori, alla capacità che ha avuto il nostro paese di risollevarsi e di vedersi riconoscere l’enorme valore che possiede, allora non posso che essere fiducioso e, secondo me, l’Italia può assistere a un nuovo rinascimento.
Faccio un esempio.
Di recente ho avuto ospiti americani in Maremma. Chiacchierando mi hanno confessato che raramente avevano visto un paese bello come l’Italia, che cambia realtà, stile di vita, monumenti, cucina, estetica ogni 50 kilometri.
Noi abbiamo un valore straordinario che ci è riconosciuto universalmente.
Il made in Italy non credo sia nato solo dall’intraprendenza dei nostri imprenditori, piuttosto da una valutazione spontanea dei nostri consumatori.
I prodotti italiani hanno trovato grande accoglienza sui mercati internazionali perché questi ultimi li hanno riconosciuti come leader di mercato.
La scommessa dell’Italia oggi è quella di mettere a regime una forte innovazione, che permetta alle aziende come BertO, vero motore del paese, di apparire sul mercato.
I distretti sono sicuramente elementi che abbiamo inventato, ce ne sono 200 in Italia che creano l’economia circolare, le competenze, la conoscenza. Il problema, a mio giudizio, è che rimangono confinati.
Se dovessi chiedere ai tanti operatori nel mondo, cosa sia il distretto del mobile e del design in Brianza, io non sono così sicuro che qualcuno lo conosca così a fondo.
Poi quando arrivano qui rimangono stupefatti perché ogni venti metri trovano un’azienda di successo mondiale.
BertO è un esempio di come fare comunicazione.
Non esiste, però, una comunicazione strategica e coordinata di distretto, un “ombrello atomico” del business perché non esiste uno stato che crei opportunità per chi fa impresa.
Fare storytelling e dircelo tra di noi serve a poco, serve comunicarlo, farlo sapere ai consumatori che stanno fuori dai confini, del distretto e nazionali.
I distretti, tutti, dovrebbero investire per far fare esperienza ai consumatori.
La rivista di cui è editore, The Good Life, ha continuato la sua attività così come molti distretti produttivi del nostro paese.
Dal suo osservatorio speciale, visti i temi di cui si occupa TGL, c’è stata una reazione nei distretti? E che risultati osserva alla luce degli ultimi eventi?
The Good Life nasce con l’intento di fare informazione.
Perché non è vero che la stampa è tramontata. La stampa mediocre è tramontata.
Sono tramontati tutti coloro che fanno divani fatti male, macchine fatte male.
Non ha più senso che aziende così restino sul mercato.
Noi abbiamo sempre spinto più sull’approfondimento e sulla curiosità.
La cultura non è sapere quando Leonardo da Vinci dipinse la Gioconda, ma avere un range di idee che ti permettano di formarti una coscienza.
Noi facciamo un’operazione di informazione e creiamo curiosità nei confronti di tante realtà, perché siamo i primi ad essere curiosi.
Molte realtà possono essere raccontate in maniera seducente.
La realtà può essere la Ferrari così come un divano BertO, perché metti il lettore di fronte a cose su cui non ha mai riflettuto.
L’Italia è un paese di grande avanguardia.
Un compositore russo un giorno disse che tutti gli artisti hanno due madri: una è la propria e la seconda è l’Italia.
Questa frase dovrebbe essere incisa all’ingresso del Quirinale, aggiunta all’Inno di Mameli.
L’Italia è un paese di luci e ombre e io credo che le luci siano superiori, anche se ombre economiche sono pesanti.
Data la sua lunga e importante esperienza personale, qual è secondo lei la sfida culturale più importante che dovrebbe abbracciare il nostro paese?
Dobbiamo riportare la centralità sul tema “Valore del Paese”: è questa la vera sfida culturale.
Dobbiamo occuparci di far capire a tutti che è una battaglia giusta da combattere.
Ci sono delle premesse di vittoria importanti.
Se la vittoria è a portata di mano la senti, ma devi conoscere la realtà.
La prima cosa è la conoscenza.
La conoscenza dei distretti è utile ma non deve essere confinata nel perimetro dei distretti stessi.
L’Italia deve essere orgogliosa di ciò che ha fatto negli ultimi 50 anni e raccogliere la sfida di far parte dei primi posti.
Però bisogna crederci e mettersi in gioco, avere la grinta, dandosi da fare.
La storia lo dimostra.
Accettare la sfida conoscendo il proprio potenziale.
Grazie e a presto per una nuova intervista!
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